Dall’areale produttivo del Lago di Garda, dove a dominare la scena è la denominazione di origine Dop Garda, Enrico Grazioli ci informa che è stato presentato un progetto molto importante per la tutela e la garazia di qualità e tipicità degli oli. Un aspetto sempre più importante, visto che anche nei mercati del Nord Europa, non tradizionalmente vocati alla dieta mediterranea, è in crescita la domanda di olio extra vergine di oliva e questo aspetto – ammette Grazioli – è di per sé molto positivo e ha comportato, e comporta, nei Paesi importatori un aumentato livello di sorveglianza da parte delle strutture di controllo. Per la prima volta a livello nazionale accade dunque che un Consorzio di tutela dell’olio extra vergine, quello dell’olio Garda Dop, ha promosso uno studio in grado di fornire, attraverso avanzate tecniche di indagine scientifica, risposte riguardanti la qualità e la tipicità dell’olio extravergine a tutela del consumatore e del produttore. Il Progetto Oligar, finanziato dal Programma di sviluppo rurale per il Veneto 2007-2013, si è avvalso della collaborazione scientifica di due Dipartimenti Universitari, quello di Biotecnologie dell’Università di Verona e quello di Scienze degli Alimenti dell’Università di Udine, oltre che del laboratorio dell’Unione Italiana Vini di Verona. Con campioni di oli delle campagne 2009/2010 e 2011/2012 sono state effettuate analisi sul contenuto di sostanze contaminanti quali gli ftalati (composti usati nel’industria della plastica i cui residui, secondo alcuni ricercatori, potrebbero avere effetti negativi sulla salute dell’uomo), ed è stata valutata altresì la qualità del prodotto attraverso l’analisi del contenuto di pirofeofitine e alchil esteri, infine per individuare in maniera inequivoca la provenienza geografica del prodotto sono state fatte analisi isotopiche (per carbonio, ossigeno e idrogeno): con una opportuna banca dati si può ottenere un’accurata tracciabilità alimentare con la possibilità di definire se un olio del Garda è della zona di denominazione trentina, orientale o bresciana e, ovviamente, valutare se un olio è prodotto con olive di altre zone d’Italia o estere.
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